CATARATTA, SE IL CRISTALLINO DIVENTA OPACO

CATARATTA, SE IL CRISTALLINO DIVENTA OPACO

L'asportazione della cataratta si svolge principalmente attraverso la facoemulsificazione, una tecnica chirurgica così diffusa a livello mondiale che risulta essere seconda solo al parto
CATARATTA, SE IL CRISTALLINO DIVENTA OPACO Col termine cataratta si intende l’opacizzazione del cristallino dell’occhio. Questa perdita di trasparenza impedisce alla luce di raggiungere normalmente la retina, che comporta un progressivo annebbiamento della vista, tale da rendere difficile lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Altri sintomi  sono un fastidio alla luce (fotofobia), disorientamento, e la percezione dei colori, come il blu, alterata.
 
Le cause e la diagnosi
Solitamente la cataratta è una conseguenza del processo di invecchiamento dell’occhio (cataratta senile), ma può essere dovuta anche alla presenza di diabete, l’uso prolungato di farmaci (come il cortisone),  traumi all’occhio, l’esposizione a radiazioni o quella costante ai raggi ultravioletti, il glaucoma. A distanza di tempo dall’intervento chirurgico, invece, può comparire la cosiddetta cataratta secondaria: si opacizza il sacco capsulare (il sacco in cui è viene impiantato il cristallino artificiale). È sufficiente una semplice applicazione di laser per ridare trasparenza e nitidezza in modo definitivo.

La diagnosi può essere fatta solo dall’oculista con un esame approfondito dell’occhio, per valutare se i sintomi riferiti siano dovuti all’opacizzazione del cristallino o possano dipendere da altre cause.
 
L’intervento
L’asportazione della cataratta si svolge principalmente attraverso la facoemulsificazione, una tecnica chirurgica così diffusa a livello mondiale che risulta essere seconda solo al parto, in termini di frequenza di applicazione. È una patologia dunque ad altissimo impatto sociale e la nostra struttura dove vengono eseguiti oltre 1500 interventi all’anno riabilita in tal modo alla visione un numero ingente di pazienti. Servendosi di un microscopio operatorio per ingrandire i dettagli dell’occhio, l’oculista pratica, in genere, un’anestesia topica (cioè instilla gocce di anestetico nell’occhio), molto efficace e ben tollerata. Effettua, poi, una piccola incisione di 2-3 millimetri nella cornea, e introduce una minuscola sonda ad ultrasuoni che frammenta e aspira il cristallino opaco. Successivamente viene introdotta e impiantata, al posto del cristallino rimosso, una lente intraoculare artificiale che non provoca rigetto, è di durata illimitata, non richiede cure o manutenzione, consente un aspetto normale e non interferisce con la visione naturale. L’intervento dura in media dai 15 ai 40 minuti ed è indolore. Al termine, l’occhio viene medicato con colliri antibiotici e generalmente protetto con una benda o un paio di occhiali da sole.


* Dirigente Medico UOC Oculistica

 

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