COVID, IL CONTRIBUTO DI LUCIANO CIRICA AL LIBRO DI REPUBBLICA

COVID, IL CONTRIBUTO DI LUCIANO CIRICA AL LIBRO DI REPUBBLICA

Il racconto della gestione dell'emergenza sanitaria del Direttore Generale dell'Ospedale
COVID, IL CONTRIBUTO DI LUCIANO CIRICA AL LIBRO DI REPUBBLICA L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova, anche economicamente, l’Ospedale Evangelico Betania e tutto il suo personale, da subito impegnato in prima linea, tra mille difficoltà.
Non abbiamo fatto né più né meno di qualsiasi altra struttura sanitaria con Pronto Soccorso ma lo abbiamo dovuto fare con la consapevolezza di essere un ospedale classificato religioso che pur facendo un servizio pubblico al 100% non gode degli stessi benefici di un ospedale pubblico. La nostra unità di crisi, guidata dal Direttore Sanitario dott. Antonio  Sciambra, si è attivata , coinvolgendo, in ogni decisione, tutto il personale e tutte le rappresentanze sindacali. Abbiamo messo in sicurezza tutto l’ospedale e i nostri dipendenti, sanificando i reparti e costituendo due filtri di pre-triage, uno per controllare gli accessi al Pronto Soccorso ed un altro per controllare gli accessi ai Reparti. Chiunque entra in ospedale, a vario titolo, è controllato. I casi sospetti o positivi sono stati subito isolati e assistiti in un’area di isolamento, separata dal resto dell’ospedale, senza possibilità di contaminazione.
Tutto il nostro personale è stato subito dotato di Dispositivi Individuali di Protezione e formato secondo le procedure di gestione Covid-19. Nella fase più critica ,abbiamo messo a disposizione dei malati Covid anche un intero piano del nostro ospedale ed una specifica area di isolamento, senza creare rischi per gli operatori: nessuno infatti dei nostri dipendenti è stato contagiato e nessun paziente ricoverato è stato contagiato per contatti presi nel nostro ospedale! Siamo stati molto attenti a coinvolgere e a tutelare tutti i nostri dipendenti: i medici, gli infermieri, gli operatori socio-sanitari e gli amministrativi, mettendo  a loro disposizione anche lo psicologo dell’Ospedale. La pandemia per noi, però, ha purtroppo rappresentato anche un’emergenza economica. La nostra struttura infatti pur equipollente ad una pubblica, non è però remunerata allo stesso modo. Pertanto abbiamo dovuto  sopportare un costo molto alto per l’emergenza, sia per i costi diretti delle misure  di contrasto e di ristrutturazione locali e sia perché, a seguito del blocco dei ricoveri ordinari imposti dalla Regione, stiamo subendo un afflusso ridotto di pazienti, e quindi minori rimborsi del SSN. Per questo motivo abbiamo dovuto lanciare una campagna di raccolta fondi, tra le nostre chiese e tra i nostri sostenitori.

Da qualche giorno siamo entrati nella fase di ripartenza, in cui dovremo convivere con il Covid-19 in attesa della definitiva uscita. Ma questa emergenza ha cambiato la sanità, le nostre organizzazioni ospedaliere e forse le nostre visioni della salute e del welfare, per sempre.

Si stanno delineando 4 nuovi scenari per la sanità.
Il primo e più importante riguarda il rapporto Stato-Regioni e, in esso, quello non scontato Nord-Sud. In Italia esistono oggi 21 sistemi sanitari diversi. In futuro occorrerà regolamentare meglio questa differenza e non penalizzare più il Sud in termini di risorse assegnate. Il secondo riguarda la necessità di ripensare l’organizzazione e le relazioni interne ed esterne, post-Covid: i rapporti di lavoro tra le diverse figure, quelli con il territorio ( Asl,Ospedali,Enti, etc.),  le relazioni con l’utenza (Malati, famiglie Fornitori, Associazioni, Sindacati, etc.) ma anche nuove modalità di sviluppo della medicina domiciliare. Poi c’è la questione della digital transformation di tutta l’organizzazione e l’offerta assistenziale, che l’emergenza obbliga a sviluppare in tempi brevi, anche per essere competitivi. Penso all’estensione del Fascicolo Sanitario Elettronico, della Cartella sanitaria digitale, della telemedicina, la dematerializzazione dei documenti cartacei, etc. Infine, cosa non da poco l’investimento nella formazione degli operatori su tutte le nuove competenze, anche attraverso l’e-learning e la formazione on-demand.

Da ultimo dovrà cambiare il rapporto Pubblico-Privato. Ma attenzione alle facili ricette: non possiamo abolire il “privato” nella sanità, forse dobbiamo indirizzarlo, qualificarlo e controllandolo meglio. Esiste anche un privato non profit, legato al mondo della ospedalità religiosa come il nostro ospedale. Un privato equipollente al pubblico, partner e non concorrente, disposto a farsi carico (come ha fatto in questi anni) di tutti i problemi della sanità, non solo di quelli che sono più vantaggiosi. Il privato non profit in questi anni ha garantito interventi di qualità e con costi piu’ contenuti. Dopo l’emergenza Covid-19, tutto questo dovrà cambiare e la sanità no profit dovrà avere pari dignità: stessi obblighi ma anche stessi riconoscimenti, rispetto a quella pubblica.


* Direttore Generale Ospedale Evangelico Betania

 

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