Covid, la testimonianza di Cordelia Vitiello nel libro di Repubblica

Covid, la testimonianza di Cordelia Vitiello nel libro di Repubblica

Riproponiamo il contributo della presidente della Fondazione Evangelica Betania
Covid, la testimonianza di Cordelia Vitiello nel libro di Repubblica C’è anche la testimonianza della Presidente della Fondazione Evangelica Betania e dell’Ospedale nel libro "Le cento giornate di Napoli" edito da Repubblica in collaborazione con l’editore Guida e realizzato dalla redazione napoletana del quotidiano. Nel volume sono raccontate le storie delle vittime e dei guariti, la risposta degli ospedali la crisi dell'economia e della politica e le proposte per rilanciare il turismo i trasporti, le attività produttive; l'esplosione del web e della didattica a distanza nelle scuole e nelle università. Il libro distribuito gratuitamente con il giornale è divenuto un importante documento sull’emergenza Covid-19.
 

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Il 15 marzo mi sono svegliata, avevo un po' di mal di testa e mi sono misurata la febbre: 38! In quel momento mi è balenata l'idea che fossi stata contagiata dal Coronavirus e mi sono subito autoisolata. Dopo 3 giorni il mal di testa è diventato insopportabile e mi hanno ricoverata in isolamento all’Ospedale Betania in attesa del tampone. Qui ho fatto subito la Tac che ha rilevato la polmonite. Nel momento in cui è arrivato il primo tampone negativo ero contenta ma dopo poco che è arrivato il risultato del secondo, che invece era positivo, mi sono messa a piangere anche perché quelli erano i primi giorni in cui non si sapeva veramente cosa significava ammalarsi di Covid! Allertato il 118, nei giorni più difficili della pandemia per la nostra regione, sono riusciti a trovare un posto all’Ospedale Ruggi di Salerno, uno dei centri Covid della Campania, specializzato in malattie infettive. Sono stata in terapia sub intensiva ed ero in camera con un'altra paziente con la quale ho condiviso questo brutto momento della vita.

Per fortuna non avevo problemi respiratori ma il mio sangue era povero di ossigeno, da lì il mal di testa. I primi giorni sono stati terribili sembrava di essere in un vortice. I medici e tutti gli operatori sanitari sono stati bravissimi, sono degli eroi. Nei giorni trascorsi in ospedale, anche grazie alla vicinanza di familiari, amici e colleghi di lavoro, e attraverso la preghiera e la fede in Dio ho trovato la forza di non abbattermi. La Chiesa luterana mondiale, di cui sono un membro del Consiglio esecutivo, ha fatto una preghiera di benedizione per me e il mio Decano in Italia mi ha inviato subito un messaggio molto incoraggiante: “Non ti preoccupare, il Signore ha bisogno di te”. Questa vicinanza e questo momento di tante persone e della Chiesa mi ha ridato forza e mi ha aiutata a guardare avanti, a immaginare il dopo, a capire come potevo mettere a frutto quella drammatica e al tempo stesso incredibile esperienza. Partendo dal passato, che ho visto e rivisto davanti agli occhi non so quante volte, ho riflettuto su tante cose. Un esercizio stressante, a tratti triste, ma anche molto molto utile, che, a partire dalla mia esperienza mi ha consentito di guardare avanti, di immaginare quale potrebbe essere il futuro del nostro ospedale Betania partendo da quello che mi era accaduto, che ci sta accadendo e cambiando per sempre. Ho rivisto la mia vita partendo dall’infanzia, dagli insegnamenti avuti dai miei genitori: madre tedesca di cultura protestante, religiosa; padre italiano intellettuale, laico, uno spirito libero, regista teatrale. Un’educazione, chiamiamola così, eterogenea che mi ha molto segnata nei valori della vita. Spero davvero che dopo un’esperienza cosi terribile per tutti nel mondo si possa ritrovare una nuova società, incentrata su un maggiore rispetto reciproco, sulla responsabilità sociale e la responsabilità ambientale, guardare in modo nuovo al nostro pianeta.

Questi mesi per me hanno rappresentato una doppia sfida, sia personale che professionale. La prima perché sono stata contagiata e ho vissuto personalmente la terribile esperienza della malattia; quella professionale in qualità di Presidente della Fondazione Evangelica Betania, proprietaria dell’Ospedale Evangelico Betania, ma anche per l’incarico che rivesto nel direttivo della Chiesa Luterana italiana e mondiale, che mi ha vista impegnata in prima linea nella battaglia contro il virus, tra mille difficoltà, anche economiche, cercando di garantire tutti i nostri servizi ma soprattutto essere vicini alle persone più sole, emarginate, i poveri e gli ultimi, tenendo fede alla nostra missione: la solidarietà! Anche nei giorni della malattia e del ricovero non mi sono fermata, con le poche forze disponibili sono stata costantemente al telefono per sostenere le raccolte fondi per il nostro ospedale e le nostre opere coordinandomi con le chiese locali, italiane e internazionali.

Benché il nostro ospedale abbia reagito rapidamente all’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, grazie anche al grande impegno profuso dal management e del personale sanitario e amministrativo per affrontare le criticità, per le misure restrittive adottate dal Governo e dalla Regione Campania, che ne hanno rideterminato l’attività, la struttura oggi si trova ad affrontare la crisi più importante dalla sua fondazione.

Pur mantenendo fede alla nostra mission e alla nostra vision siamo chiamati a ripensare il nostro modello di sanità e di ospedale che deve continuare ad essere solidale ma anche sostenibile. La Fondazione è costituita da membri delle Chiese protestanti napoletane e quindi siamo una famiglia ma siamo anche un’impresa!
Una sfida che per noi diventa ancora più impegnativa in vista dell’ampliamento dell’ospedale.

* Cordelia Vitiello, Presidente Fondazione Evangelica Betania
Vicepresidente della Chiesa Luterana in Italia e membro del Consiglio mondiale


 
 

 

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