I primi risultati del progetto "ZERO Epatite C" dell'Ospedale Betania

I primi risultati del progetto "ZERO Epatite C" dell'Ospedale Betania

Claar: "Siamo convinti che il modello da noi adottato sia in grado di ottimizzare il percorso diagnostico e terapeutico del paziente HCV anche nella fase di futura integrazione tra Ospedale e territorio"
I primi risultati del progetto Da gennaio 2020, presso il nostro ospedale è stato istituito un modello innovativo di referral Ospedaliero in grado di intercettare ed avviare al trattamento tutti i pazienti con infezione da HCV ricoverati.

Questo progetto, realizzato grazie al contributo non condizionante di Gilead, e coordinato dall’Unità Operativa di Epatologia, ha l’obiettivo di contribuire allo straordinario lavoro fin’ora svolto nella nostra regione in questo ambito. In particolare, la Regione Campania, gravata da una maggiore diffusione di HCV, con prevalenza di malattia attiva fino all’8.2% nelle fasce di età avanzate (60-70 anni) (Prevalence and risk factors of HCV infection in a metropolitan area in Southern Italy: tail of a cohort infected in past decades. J Med Virol. 2017 Feb; 89(2):291-297) ha prodotto, fino gennaio 2020, un lavoro straordinario, avviando alla terapia, con i  farmaci antivirali di nuova generazione, circa 30.000 soggetti.

"La recente pandemia da SARS-CoV-2  ha distratto gli strumenti e le procedure di sanità pubblica messe in atto per far fronte agli obiettivi dell’OMS in merito all’eradicazione da HCV. Considerato che il PDTA elaborato dal tavolo di esperti della Regione Campania valuta circa 100.000 soggetti con infezione attiva sul territorio, rimarrebbero da raggiungere ancora 70.000 pazienti, molti dei quali probabilmente inconsapevoli. Convinti, dunque, della necessità di attenzionare la popolazione generale, specie ricoverata, in cui la prevalenza di infezione da HCV risulta sicuramente più elevata rispetto alla media nazionale, abbiamo istituito, presso l’Ospedale Evangelico Betania,  un modello capace di intercettare e proporre la terapia antivirale a tutti i pazienti che fanno accesso in Struttura; l’ambizione è quella di perfezionare un percorso virtuoso all’interno dell’ospedale e costituire un modello innovativo di referral ospedaliero chimato 'ZERO C'", spiega spiega il dott. Ernesto Claar, Direttore dell'Unità Operativa di Epatologia. 

Dalla seconda metà di gennaio 2020, giornalmente, il Laboratorio di analisi redige la lista dei pazienti ricoverati sottoposti al test di screening per HCV Ab; il paziente ricoverato, identificata la positività agli anticorpi, viene preso in carico da un epatologo dedicato e informato sull’ eventuale percorso di cura. "Siamo convinti che il modello da noi adottato sia in grado di ottimizzare il percorso diagnostico e terapeutico del paziente HCV anche nella fase di futura integrazione tra Ospedale e territorio", aggiunge Claar. 

I risultati finora prodotti:
Dalla seconda metà di gennaio 2020 a fine giugno, sono stati valutati 4.305 pazienti consecutivi, che si sono rivolti alla nostra struttura per esigenza di ricovero (ordinario, day hospital, day surgery, preospedalizzazione). Dei pazienti testati 197 (cioè il 4.5%) sono risultati positivi al test di screening per HCV Ab confermando una prevalenza molto più elevata rispetto alla media nazionale stimata dello 0.8-1% (Peter - Kondili L et al, Liver Int. 2018,;38, :2190-2198). Dei pazienti risultati positivi agli anticorpi, il 18,2% sono risultati HCV RNA positivi. 
È stata valutata la provenienza dei pazienti con HCVAb positività dalle varie unità operative della nostra struttura. Il 23,3% dei pazienti sono stati identificati durante ricoveri nel reparto di epatologia, mentre il 18,2 e il 14.2 % dei pazienti sono stati identificati in pre-ospedalizzazione dai reparti rispettivamente di oculistica e ortopedia. (Tabella 1 e Figura 1)



 

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