Il cambio di passo imposto dalla pandemia

Il cambio di passo imposto dalla pandemia

La riflessione della Presidente della Fondazione Evangelica Betania
Il cambio di passo imposto dalla pandemia La pandemia, che purtroppo ancora non ci siamo lasciati alle spalle, ha messo ognuno di noi ma anche il nostro ospedale davanti alla sfida più impegnativa degli ultimi anni: quella del cambiamento. La forte accelerazione sull’uso delle tecnologie e del digitale, le nuove competenze sanitarie richieste agli operatori, la necessità di ripensare tempi e modi dell’assistenza, ci chiedono un cambio di passo. Sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria abbiamo capito che eravamo di fronte ad una svolta: forse la più grande dalla fondazione dell’Ospedale, anche di quella dell’ampliamento.

Dal marzo del 2020, con la prima drammatica emergenza sanitaria e il lockdown, che nessuno avrebbe mai immaginato prima, ma soprattutto nei mesi successivi, abbiamo sentito ripetere infinitamente che niente sarebbe stato più come prima, nelle nostre vite personali, in famiglia, nelle nostre città, nei luoghi di lavoro. Così è stato: oggi stiamo toccando con mano il cambiamento prodotto dalla pandemia. Questa situazione ci obbliga a metterci in discussione soprattutto nei luoghi della socialità: in casa e in famiglia, innanzitutto, dove la didattica a distanza e lo smartworking ci hanno spinto a ripensare spazi, tempi e modi di relazionarci; nelle città e nei luoghi pubblici, nelle imprese e più in generale nei luoghi di lavoro, nelle nostre Chiese.

Mentre scrivo, dopo un periodo di speranza e fiducia legato ai primi effetti positivi delle vaccinazioni, i nuovi dati sull’aumento dei contagi ci obbligano a riflettere seriamente sulla nuova dimensione relazionale che si sta delineando, in cui il digitale gioca e giocherà sempre di più un ruolo fondamentale. Non eravamo pronti e non siamo ancora pronti a questo cambiamento che ha letteralmente sconquassato le nostre attività quotidiane. In Ospedale abbiamo cercato di reagire al cambiamento imposto dalla pandemia con tutto il nostro impegno e le nostre risorse, umane ed economiche e siamo ancora qua, ma adesso è giunto il momento di ripensarci e di ripensare il nostro modello socio-assistenziale.

La pandemia ha aumentato notevolmente anche la complessità delle nostre organizzazioni chiamandoci e chiamando i nostri manager e dirigenti ad un grande sforzo di reingegnerizzazione di spazi, modi e tempi dell’impresa-ospedale. Il punto di ri-partenza è rappresentato dai nostri valori, la nostra visione, la nostra storia ma soprattutto la nostra fede. È quello che ha consentito a Teofilo Santi e coloro che hanno raccolto e proseguito la sua missione di andare avanti e affrontare difficoltà e ostacoli che non sono mancati. Il cambiamento che ci aspetta che non deve farci paura perché è un tratto caratterizzante il nostro essere cristiani, evangelici; richiede però ad ognuno di noi di mettersi in gioco.

Tutto il Vangelo è costruito sull’invito alla conversione, alla capacità di cambiare direzione nella nostra vita personale ma anche in quella sociale, lavorativa, ecclesiale.
La pandemia ha imposto a tutti noi un cambiamento che non si può più rinviare.
 

 

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